mercoledì 12 ottobre 2011

un israeliano che vale mille palestinesi

L'accordo sullo scambio di prigionieri è, per Israele, un errore politico. Rilancia il ruolo di Hamas e incoraggia questi terroristi a compiere altri rapimenti.
Se lo hanno fatto per ridimensionare Abu Mazen è ancora più sbagliato.

26 commenti:

Oz ha detto...

Sì, anch'io ho dei dubbi sull'operazione. Si libera un israeliano per (probabilmente) inguaiarne cento.
Non credo infatti che il migliaio di palestinesi liberati se ne starà con le mani in mano.

Arci ha detto...

caro ciaMAU pare che tra i liberandi ci siano anche degli assassini.

AlterEgo ha detto...

Il blogger Coppa Zenari ha rilanciato un'ipotesi inquietante.

Arci ha detto...

grazie della segnalazione, caro ALTER. Spero che l'amico si sbagli. Osservo che spiega più diffusamente di quanto faccia io i motivi dell'inopportunità di questo scambio.

frine ha detto...

Umanamente, sono felice per lui e per la sua famiglia (sperando che ilblogger linkato si sbagli); certo che il prezzo è veramente alto.

nico ha detto...

Sarebbe ora di liberarlo: peccato che non ci siano riusciti con un raid.

Arci ha detto...

cara FRINE anch'io spero che il ragazzo sia vivo e torni presto libero. Ma, oltre che di lui, si tratta di vedere le conseguenze in quel contesto politico.
Intuisco, perchè parli di prezzo alto, che anche tu sia perplessa su questa scelta.

Arci ha detto...

cara bellaNic, spero che si cerchi solo la prova che sia vivo e poi si blocchi la trattativa puntando ad altre soluzioni. Magari un ritorno dell'esercito a Gaza per risolvere anche il problema a confine con l'Egitto e la chiusura dei tunnel.
Così non va.

Anonimo ha detto...

Io non credo. Israele non ha mai lasciato un soldato sul campo. E' parte della cultura di un popolo da 60 anni sotto assedio: un solo uomo vale un intero popolo.
Ci sono, poi, gli inevitabili risvolti politici e, aggiungo io, strategici. Si possono fare alcune ipotesi: rilanciare Hamas per smorzare le pretese di Abu Mazen. O, anche, porre le premesse per successive trattative. O, anche, arrivare ad uno scontro finale. Una cosa è certa: Israele difficilmente ne ha sbagliata una.
Ciao, teddy

Arci ha detto...

tifo anche io, caro TEDDY, per l'unica democrazia del medio oriente. Ma non sono ottimista come te in merito alle sue strategie.

Mella ha detto...

Israele ha clamorosamente sbagliato nel 1983 quando per la prima volta ha accettato di cedere al ricatto e ha liberato terroristi prigionieri in cambio della restituzione di un proprio cittadino. E da allora non ha più potuto fare marcia indietro, e la controparte alza ogni volta di più il prezzo, perché sa di poterselo permettere.
Israele ha clamorosamente sbagliato nel 1993 firmando gli accordi di Oslo che hanno dato il via libera ai "terroristi di Tunisi", che hanno annientato la vita dei palestinesi onesti (e nessuno più dei palestinesi onesti odia Rabin, artefice della loro rovina) e scatenato un terrorismo di proporzioni mai viste prima.
Israele ha clamorosamente sbagliato nel 2000 ritirandosi dal Libano senza che hezbollah ottemperasse alla propria parte di risoluzione Onu, cessando il terrorismo. Il risultato è stato un drammatico aumento del terrorismo da parte di hezbollah, che ha finito per rendere necessarie le operazioni belliche del 2006. E quando, nel corso di tali operazioni, il "mondo" ha ordinato "a cuccia", Israele, sbagliando clamorosamente, è tornata a cuccia. Il risultato è che oggi hezbollah domina interamente il Libano.
Israele ha clamorosamente sbagliato nel 2005 ritirandosi da Gaza senza che l'autorità palestinese ottemperasse ai propri obblighi, ossia la cessazione del terrorismo. La conseguenza è stato un drammatico aumento del terrorismo, la vittoria di hamas, la trasformazione del territorio di Gaza in un unico immenso covo terrorista, che alla fine ha reso necessaria l'operazione "piombo fuso". Che aveva due obiettivi: far cessare il lancio di missili e riportare a casa Gilad. Poi il mondo ha intimato "a cuccia" e Israele, sbagliando clamorosamente, è tornata a cuccia, senza avere conseguito nessuno dei due obiettivi, il che ha costretto ora a compiere l'ennesimo, tragico errore. Per avere un'idea delle proporzioni di tale errore suggerisco di dare un'occhiata qui.

Arci ha detto...

cara BARBARA, tu al contrario eccedi in pessimismo. A volte bisogna fermarsi prima che la corda si spezzi. Vista nella sua globalità, la politica israeliana ha funzionato e la prova è semplice. Israele è ancora sulla carta geografica.

Non credo poi che TUTTI gli israeliani onesti odiano Rabin.

Mella ha detto...

Leggi bene, ragazzo: ho scritto PALESTINESI ONESTI. Vivevano in pace, lavoravano, crescevano i loro figli. Poi, grazie a Rabin, sono arrivati quelli che LORO chiamavano i terroristi di Tunisi. Che hanno imposto le proprie regole, hanno distrutto il tessuto sociale, hanno iniziato il sistematico lavaggio del cervello fin dalla culla per mezzo di programmi televisivi per i più piccoli, programmi e testi scolastici, campi di addestramento militare e istruzione all'odio per bambini a partire dai sette anni per trasformarli in bombe umane. Hanno rubato i loro soldi, distrutto la loro società, cancellato il loro presente, annientato il loro futuro. Se potessero, i palestinesi onesti - quei pochi che ancora sopravvivono al grande mattatoio messo in atto dai terroristi di Tunisi - resusciterebbero Rabin per ammazzarlo con le loro mani.
Quanto al resto: pessimismo? Fermarsi prima che la corda si spezzi? Te li immagini gli alleati che all'ultimo momento annullano lo sbarco in Normandia cedendo ai pacifisti che raccomandano di fermarsi prima che la corda si spezzi? Cerchiamo di non dire puttanate, per piacere. Israele esiste ancora, sì, bersagliato da guerre e terrorismo dal giorno della sua esistenza unicamente perché ha sempre accettato di fermarsi prima di arrivare alla vittoria. E quanto agli errori, si era detto che la prima rata di terroristi sarebbero stati liberati dopo la consegna di Gilad agli egiziani. E invece sono GIÀ liberi. Senza che nessuno al mondo sappia se consegneranno davvero Gilad. Senza che nessuno al mondo sappia se lo consegneranno sulle sue gambe o in una bara.

Anonimo ha detto...

Israele ha sempre agito da democrazia, qual è sin dalla sua fondazione. Nonostante questo, ha dovuto continuare a subire l'ostracismo di una larga parte del mondo occidentale, talvolta per cultura antisemita, tal altra per ragioni strumentali (leggasi petrolio). Resta una realtà: Israele è più viva che mai, è un paese progredito ed avanzato in tutti i campi, da quello della ricerca a quelli industriale e finanziario, è divenuto il focolare di alcuni milioni di esseri umani, dispersi per secoli dalla diaspora, è annoverato, a pieno titolo, tra gli stati più progrediti della terra. Nonostante la complessità della sua struttura nazionale, nonostante l'ampia eterogeneità politica delle forze che si sono alternate al potere, in 63 anni di storia.
Ciò non esclude che abbia commesso errori, ma, stando ai fatti, le scelte decisive non le ha mai sbagliate.
Poi, si sa, quando si parla di politica è un po' come quando si parla della nazionale di calcio: tutti si sentono Commissari Tecnici. Nel mio caso, posso solo dire che non mi sento un Capo di Stato.
teddy

Mella ha detto...

Non credo occorra essere o sentirsi capo di stato per vedere che dopo il ritiro dal Libano il terrorismo dal Libano è aumentato, che dopo il ritiro da Gaza il terrorismo da Gaza è aumentato, che dopo la prematura cessazione delle azioni in Libano nel 2006 hezbollah ha raddoppiato il suo armamento e si è impossessato dell'intera nazione. Basta solo avere due occhi e usarli.

Arci ha detto...

scusa BARBARA, avevo letto male.
I "terroristi di Tunisi" sarebbero quelli dell'Olp rientrati con Arafat dalla Tunisia, dopo che cercarono di farlo fuori con un raid aereo ?

Comunque il D day è un paragone sbagliato. Qui si tratta di fare in modo che i palestinesi non possano avere l'occasione di attrarre - in una guerra contro Israele - le masse islamiche dei paesi confinanti (anche a prescindere dalla volontà dei loro governi).

La liberazione dei primi prigionieri è un errore, condivido che sia stato sbagliato averla anticipata. E questo rafforza la tesi del post.

Mella ha detto...

No, per favore, la barzelletta dell'attrarre le masse islamiche lasciala ai tordi di passaggio, da te mi aspetto qualcosina di meglio.

Arci ha detto...

vediamo se ci riesco: l'obiettivo dovrebbe essere quello di lasciare un certo stato di tensione. Hamas continua con i razzi e Israele si protegge con muri, embarghi e rare reazioni armate.

Però non bisogna arrivare ad una guerra aperta né ad una serie di rastrellamenti a Gaza. In quel caso ci potrebbe essere una reazione militare. Tanto più adesso che la Siria ha bisogno di un diversivo esterno e la giunta militare egiziana ha bisogno di dare una prova di forza.

Anche in questo scenario la liberazione dei 1027 non ha senso.

Mella ha detto...

1. La Siria e l'Egitto possono trovare utile fare la voce grossa, ma nessuno dei due si può permettere un confronto armato con Israele. E nessuno lo sa meglio di loro.
2. L'attuale situazione, con relativi bisogni, di Siria ed Egitto, non c'era né nel 2006, né nel 2008, quindi anche se lo scenario fosse valido oggi, non lo sarebbe stato nelle due situazioni a cui ho fatto riferimento.
Hai sbagliato centro un'altra volta.

Arci ha detto...

guarda che il gap tecnologico che fa vincere Israele si va attenuando, già in Libano non è andato tutto liscio.

Io sarei più prudente, preferirei non tirare la corda.

Mella ha detto...

Il medico pietoso fa la piaga purulenta, e la storia di Israele è lì a dimostrarlo da 63 anni. Re Hussein di Giordania invece con i palestinesi non è stato neanche un po' pietoso, e di problemi con i palestinesi non ne ha più avuti. Ha fatto uno sfracello di morti in un mese, ma poi di morti su quel fronte non ce ne sono più stati, né da una parte né dall'altra. Dici che Israele non può perché è una democrazia? Potrei anche essere d'accordo (potrei al condizionale, perché dopotutto à la guerre comme à la guerre vale anche per le democrazie), ma ciò non sposta di un millimetro il fatto che il non tirare troppo la corda serve solo a prolungare il tiro all'infinito.

Arci ha detto...

cara BARBARA, questo mi pare un equilibrio accettabile. Un "settembre nero" credo che Israele non se lo possa proprio permettere. Non la difenderebbe più nessuno, nemmeno i repubblicani americani. Meglio la piaga purulenta che il paziente morto.

Mella ha detto...

Ah già, perché adesso Israele è strapieno di gente che lo difende, che capisce che sta solo ripondendo a micidiali attacchi, che sta usando un millesimo della sua forza, che ha comprensione per la situazione in cui si trova!
OK, rinuncio. La messa è finita andate in pace.

Anonimo ha detto...

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-10-17/shalit-libero-domani-cambio-130807.shtml?uuid=AapxzgDE

Mi permetto di lasciare un link, utile dal punto di vista dell'informazione. Shalit è vivo e vegeto, sta tornando a casa e il 79% degli israeliani condivide l'iniziativa del governo.

Un tordo di passaggio.

Arci ha detto...

grazie BARBARA, così quando qualcuno mi accusa di essere un oltranzista lo mando a leggere quello che scrivi tu.

Arci ha detto...

qui non si spara ai tordi, benvenuto.

Che sia contento il 79% non vuol dire niente, quando mi trovo in queste grandi maggioranze mi chiedo sempre se qualcosa non va.