venerdì 25 dicembre 2009

questo elogio funebre

l'ho pubblicato sul quotidiano ischitano "Il Golfo" il giorno 18 dicembre.


L’ultimo grazie


Ho ammirato alcune persone della generazione precedente alla mia, persone nate oltre 70 anni fa. Ieri l’ultimo di questi che mi hanno onorato della loro amicizia è venuto a mancare. Sono più solo da oggi. Parlo di Alfonsiano Iacono, che proprio il mese scorso aveva compiuto 90 anni. Molti lo ricordano per il suo impegno nel sociale, come promotore dell’atletica leggera a Barano e sull’isola d’Ischia.
Altri perché è il padre di un’amata professoressa, o il genero di un professore e animatore musicale.
Come fare a dire chi fosse Alfonsiano? E’ stato tante cose. Un dirigente nella pubblica assistenza negli Stati Uniti, dove ha svolto tutta la sua attività lavorativa. Poi, tornato in Italia, ha vissuto a Barano e si è impegnato nel sociale, nello sport come ho detto prima, affacciandosi e poi ritraendosi dall’impegno politico.
La sorte è stata con lui prima crudele, privandolo dell’amore della moglie scomparsa prematuramente, poi l’ha premiato donandogli tre magnifiche figlie e lo ha consolanto nel vederle sposate, madri e donne affermate nella loro professione. Poi gli ha donato sei splendidi nipoti, dei quali uno, medico l’ha assistito e curato fino alla fine.
Ma per me è stato soprattutto lo scrittore Alfonsiano. Oltre che la persona amica e il padre di tre care coetanee egli è stato un valido scrittore. Nel 1987 diede alle stampe L’Illegittimo, il romanzo della sua vita. Un libro che l’editore Firenze Libri ritenne meritevole di pubblicazione, selezionandolo tra tanti altri quell’anno. Questo romanzo fu pubblicato in una versione ridotta e le pagine che l’Editore tagliò ne minarono un po’ l’efficacia narrativa. L’autore se ne lamentava, ma era comunque contento di quel riconoscimento. Il primo capitolo, pubblicato integralmente, da solo vale a farci comprendere la qualità letteraria di Alfonsiano, tanto il suo stile è asciutto e tanto è, nel contempo, capace di emozionare.

Alfonsiano è stato importante per la mia formazione, oltre che per l’esempio d’impegno disinteressato nel sociale, anche perché mi ha insegnato alcune cose che non impari a scuola né si trovane nei libri. Quasi 30 anni fa, quando il fenomeno immigratorio era quasi sconosciuto nel nostro paese, egli mi fece capire i problemi di una società multietnica. Pur essendo una persona buona e altruista egli vedeva tutte le difficoltà alle quali saremmo andati incontro per effetto dell’immigrazione. Mi insegnò cose che ancora oggi tanti stentano a valutare nelle loro effettive dimensioni e a capire.

A lui, infine, chiesi una cosa che non riuscivo a spiegarmi. Non capivo come mai il popolo ebraico avesse dato nel XX secolo persone talmente eccellenti, come mai essi si facessero valere ai massimo livelli in tutti i campi di applicazione; nella scienza (Einstein, Freud, Levi Montalcini), nel cinema (Allen, i Coen), nella letteratura (Rhot, Levi), nella musica, ovunque eminenti ebrei. Non capivo perché avessero una marcia in più.
Alfonsiano me lo fece capire. Oggi gli dico grazie per l’ultima volta.

4 commenti:

gians ha detto...

Mi spiace per il tuo caro amico e maestro, almeno in parte di vita. Quando queste menti vengono a mancare, tuttavia lasciano un qualcosa che hanno saputo trasferire ad altri. Questa è la lezione più grande, perchè se è vero che noi, sulla terra siamo solo di passaggio, allora per lasciare una qualche traccia di noi e della nostra permanenza, lunga o breve che sia, si deve essere speciali.

Arci ha detto...

hai espresso chiaramente il concetto foscoliano, caro GIANS. Grazie

Paolo Borrello ha detto...

Ti auguro un 2010 almeno un poco più positivo del 2009. Dobbiamo accontentarci...
Ciao a presto.

Arci ha detto...

grazie Paolo, buon 2010 anche a te