domenica 20 maggio 2012

la bomba di Brindisi

Non capisco come si possa dichiarare qualcosa a poche ore dal fatto e senza alcuna attività di indagine. Eppure il procuratore Ingroia era in TV pochi minuti dopo l'esplosione. Dichiarava da Palermo, immagino, con Brindisi non c'entra nulla, non ha alcuna competenza su quelle indagini. Eppure dichiarava, supponeva, discettava.
A Brindisi è subito arrivato don Ciotti a levare la sua sdegnata predica contro la mafia. Come poteva mancare?

Mettiamo che il sig. Mario, brindisino, abbia due figli disoccupati. Siccome lui ha qualche piccolo precedente penale non li prendono neanche nei carabinieri.Mettiamo che il sig. Mario è un ammiratore di don Ciotti, anche lui lotta contro la mafia, lo fa dal suo divano, o dal giardino al fresco. Mettiamo che il sig. Mario abbia più volte scritto al prete/lottatore per vedere se fa lavorare i suoi figli in qualche centro che i combattenti aprono  usando i beni sequestrati ai mafiosi, con i soldi pubblici e tante comparsate televisive. Mettiamo che il sig. Mario non abbia mai ricevuto uno straccio di risposta da don Ciotti che è sempre impegnato a correre di qua e di la, dovunque ci sia bisogno di lottare, di prendere finanziamenti, di aprire centri di lotta .
Mettiamo che il sig. Mario si dica "Devo fare qualcosa per portare la lotta proprio qui a Brindisi, così arriva don Ciotti ed ho l'oppostunità di parlargli. Così i miei figli si sitemano".

Mettiamo che il sig. Mario compra tre bobole del gas e un innesco .....

14 commenti:

Marcoz ha detto...

Infatti, se da un lato è comprensibile che a un addetto ai lavori - seppur distante - venga spontaneo fare congetture conoscendo i primi dettagli del modus operandi, dall'altro ci si chiede quale sia la necessità immediata di rendere tali congetture pubbliche.
Possiamo ipotizzare due casi: che parlare così in fretta faccia parte di un piano (complottismo) o che si tratti di un casi di fessaggine (topgonzismo, oserei dire).
Non sarei dire, al momento, quale delle due probabilità mi fa più paura.

Arci ha detto...

o carrierismo, caro MARCOZ. Attività sperimentata con successo da quelli che Sciascia chiamava i professionisti dell'antimafia.

Marcoz ha detto...

In verità, Arci, quello che suggerisci in aggiunta tu, per me cade nella prima opzione, considerando in senso molto ampio il concetto di "piano premeditato".

Arci ha detto...

E' proprio così, caro MARCOZ, il piano consiste nel creare l'associazione: "lotta antimafia" = "procuratore Ingroia", oppure "Don Ciotti", oppure "Tano Grasso".
E funziona così bene che RaiNews24 ha chiamato Ingroia, che il prete ha fatto il comizio e così via.

E' un automatismo.

frine ha detto...

Beh, ma in tal caso l'azione del signor Mario con la mafia c'entrerebbe!

Arci ha detto...

cara FRINE, la loro mafia non conta, quella degli stessi lottatori è santa e giusta.
Sciascia, che fu crocefisso per quell'articolo sui professionisti dell'antimafia, vide proprio giusto.

Cachorro Quente ha detto...

Ma scusa, il TG1 intervista Red Ronnie in merito ai terremoti, e tu ti sconvolgi se un magistrato che si occupa di mafia parla di una bomba esplosa a Brindisi?

Arci ha detto...

che facciamo, caro CQ, ci rassegnamo?

barbara ha detto...

E' inutile che ti arrampichi sugli specchi per difendere l'indifendibile: quando quell'essere infame ha scritto quell'articolo infame, i professionisti dell'antimafia erano Falcone e Borsellino, nessun altro che loro. Lui è stato il primo a delegittimarli. Lui è stato il primo a isolarli. Lui ha sulle mani il loro sangue.

Arci ha detto...

cara BARBARA di quell'articolo di Sciascia non hai capito niente.
Certo, si riferiva alla nomina di Borsellino (non a Falcone) e lo stesso capì il senso dell'articolo. Tanto è vero che tra i due ci fu un incontro chiarificatore.

La storia ha dato ragione a Sciascia perchè quel professionismo ha portato avanti gente indegna. Il cui operato farebbe rivoltare i due giudici assassinati nella tomba.
Così come certi toni delle commemorazioni e certi commemoratori.

Per approfondire rileggi l'articolo e quello che ha scritto Matteo Collura.

barbara ha detto...

Quello che è successo dopo non mi interessa. Lui lo ha scritto allora e i protagonisti erano quelli. E non mi interessa neppure che cosa hai capito tu e che cosa ha capito Collura e che cosa ha capito Borsellino: l'unica cosa che conta è che cosa hanno capito quelli che dovevano colpire: hanno capito che potevano colpire e lo hanno fatto. Punto.

Arci ha detto...

non mi illudo, cara BARBARA, che tu possa ammettere di essere in errore perchè non lo fai mai. Anche quando è evidente.
Però faccio notare che:
1 -quell'articolo sul CorSera è del 10 gennaio 1987 e si riferiva alla nomina di Borsellino a procuratore di Marsala (settembre 1986). Quella nomina avvenne, a dispetto della regola sull'anzianità, e per meriti di esperienza "antimafia", ma questo fu un criterio mai applicato prima dal CSM.
2 - Falcone nell'articolo non c'entrava e fu ucciso ugualmente.
3 - l'omicidio di Borsellino è di 5 anni dopo, quindi i suoi assassini ce ne hanno messo di tempo per capire "che potevano colpire".

Per capire basta leggere, almeno a noi che capiamo quello che c'è scritto. Perchè non leggi?
Leggendo non si rischia di finire nella propaganda dei Fava e degli Orlando. Che è roba per gonzi.

barbara ha detto...

Amen. Uno che scrive che non ammetto mai di essere in errore è uno che non si è MAI preso la briga di leggermi, che non ha la più pallida idea di chi io sia e come sia e ciononostante ritiene opportuno sparare sentenze su di me - e non è la prima volta - quindi davvero non è il caso che butti nel cesso altro tempo a rispondere.

Arci ha detto...

... poi quando sei alle strette fai l'indignata ...