venerdì 9 marzo 2012

arrivati al 3 millennio siamo in condizione di abbandonare (o trascurare) la religione?

Questo è il secondo punto da considerare discutendo con Simone e con Marcoz di religioni.
Siamo partiti col considerare che la questione "Dio esiste?" è indifferente perché abbiamo constatato che le religioni (tutte) hanno avuto un ruolo fondante delle civiltà e delle società nazionali.
Quindi anche chi ritiene che Dio non esista, ma che sia stato creato dall'uomo a sua immagine e somiglianza, non può non convenire che l'uomo abbia fatto bene a crearlo. Che sia servito all'umanità per uscire dalle caverne e progredire.
Poi chi pensa che si stava meglio nelle caverne è libero di ritornarci, ma solo con i suoi simili.

Io mi rivolgo a coloro che apprezzano il valore della civiltà e delle società. Tanto per fare un esempio la "nazione ebraica" vive da oltre 5000 anni su un fondamento religioso, e per lunghi secoli non ha avuto uno stato né è vissuta all'interno di un unica società civile e culturale. E' esistita senza una terra e a stretto contatto con diverse altre società nazionali, a contato con religioni e con sistemi atei.
Così, per fare un altro esempio, l'Inghilterra, con l'anglicanesimo ha costruito una forte società nazionale separata dalle altre società cristiane europee e dal dominio di Roma papale, arrivando a costruire imperi di notevole successo.

Tutto ciò premesso vediamo chiaramente che le religioni hanno anche prodotto una serie di inconvenienti. La religione è l'arma che il fanatico brandisce per muovere guerra. La religione è strumento di potere che si avvale di due principii fortissimi: la paura e la speranza.

E' possibile tenerci i vantaggi e liberarci degli inconvenienti?
Tito Lucrezio Caro, col suo Maestro greco, volle liberare l'uomo dalla paura degli dei. "A volte, come i bambini che hanno timore del buio, così noi tremiamo, alla luce del giorno, per cose altrettanto inconsistenti ..." Così fecero altri seguaci di quella scuola che Giustiniano chiuse e proibì, ma che nei secoli è proseguita, spesso in ombra. Ma Lucrezio parlava agli intellettuali, che poi erano quelli che sapevano leggere.

Montaigne, 15 secoli dopo,  aveva un problema più complesso. Moltissimi sapevano leggere, sia i sapienti che gli ignoranti. Ma poteva dire loro che gli uomini "che non sanno costruire un insetto, sono così presuntuosi da fabbricare moltitudini di dei" (cito a memoria) senza far danni? Sarebbe stato prudente dirlo a tutti? Scelse di rimanere nell'ambito della chiesa di Roma e morì con i conforti religiosi, col prete che diceva messa accanto al suo letto.

Oggi tanti filosofi ritengono di poterlo dire senza danni. E sbagliano. Sbagliano proprio perché con Dio fanno morire la religione e i suoi innegabili vantaggi. Così facendo lasciano spazio ai nichilisti e a quei materialisti che negano il valore della vita umana. Masse criminali senza paura infieriscono. Masse di diseredati senza speranza si rivoltano, generano reazioni, devono essere represse. Le guerre di religione hanno fatto milioni di morti, ma anche i senza-Dio, singoli ed associati.

Un mondo di saggi potrebbe trascurare la religione, ma un mondo a maggioranza di asini? Non credo.

32 commenti:

Simone ha detto...

Ammettiamo che tu abbia ragione, tira le conclusioni dalle tue premesse.
Come si fa a mettere in pratica quello che dici?

Si impone la religione (quale)?
E poi come fai?

Arci ha detto...

caro SIMONE, "quale" religione è un problema che nn mi pongo. Che ognuno conservi la propria mi sembra la cosa più opportuna.

Chi vuole restare agnostico (come me), o ateo, faccia pure. Ma non stia a rompere sulla religione e sui religiosi tutto il giorno.
E, soprattutto, difenda la libertà di credere e di non credere di ciascuno. Questo è quello che conta di più.

Penso che i saggi possano costruire un sistema di valori morali che consenta una buona convivenza; senza cercare però di sostituire questo alle religioni. Una scuola filosofica capace di indicare come l'uomo può vivere felicemente, mi sembra un grande obbiettivo. Ma non è cosa da grandi masse.

Spero i essere stato chiaro.

Simone ha detto...

Scusami Arci ma te vivi in Italia o su Marte?

Leggiti, lo trovo oggi di sicuro su ogni giornale italiano, quello che ha detto Bagnasco ieri!

Arci ha detto...

io me ne posso fregare allegramente di Bagnasco

Simone ha detto...

Faccio finta di non aver letto l'ultimo commento...e ti domando:

se ho capito bene il punto sarebbe:l´ateismo o l´agnosticismo vanno bene per gli spiriti superiori mentre se dato alle masse diventa nichilismo, materiasmo e quindi violenza. Giusto?

Lasciando da parte l'evidente sottinteso aristocratico del ragionamento (che e´una negazione della dignita' umana che invece tu sostieni sia tutelata solo dalla religione) mi domando ma uno spirito elevato cosa deve fare quando interrogato in materia religioso? Mentire a uso delle folle per amore della societa'? Mi pare anche questa un ottimo esempio di negazione della dignita' umana!

"Voi, servi, siate docili in tutto con i vostri padroni terreni"
Lettera ai Colossesi 3:22. Per chi ci crede Parola di Dio.

Arci ha detto...

l'aristocrazia è questione di nascita. Io ragiono in termini di sapienza.

Lo spirito elevato deve commisurare la risposta alla capacità di comprendere, e di agire conseguentemente, dell'interlocutore.
Se un tizio non scanna la gente perché teme l'inferno è bene confermarlo in questa convinzione.

Anche su questo blog dico solo quello che si può dire.

Simone ha detto...

Non hai risposto a nesusna domanda.

Arci ha detto...

appunto

Marcoz ha detto...

Stasera non me la sento, di dire cazzate. Ci sentiamo domani, magari.

Buona serata

Arci ha detto...

la notte porta consiglio

Marcoz ha detto...

Dimentichi un inconveniente fondamentale, della religione. La religione, così come il genitore apprensivo che non vuole lasciare la mano del figlio un po' cresciutello per paura che possa cadere, da un certo punto in poi diventa essa stessa la causa primaria dell'immaturità, della mancanza di "saggezza" nelle persone. È una questione di tempi.
In pratica, oggi (in Occidente, almeno), la religione si propone come rimedio per un "disturbo" che lei contribuisce a provocare, disfando di notte la tela che l'eredità dell'Illuminismo tesse di giorno.
Mi auguro quindi che sia solo una questione di tempi e che al telaio la velocità di chi costruisce sia maggiore di chi smonta.

Poi, c'è da sperare che non sopraggiungano altri problemi a complicare le cose: per esempio, una crisi economica dai toni veramente apocalittici. In mancanza di pane, non solo la religione ma qualsiasi ideologia totalitaria diverrebbe il classico estintore da prendere in caso di emergenza. Non oso però immaginare quanti vetri andrebbero rotti, in una situazione del genere.
Dio ce ne scampi, appunto.

Arci ha detto...

certo caro MARCOZ, chi ha la ricetta già bella confezionata non si mette a cercare soluzioni.
La religione da tutte le risposte e non hai bisogno di arrovellarti.
Ma per la gente comune questa condizione è veramente comoda.

Per il resto mi pari che concordi. Possiamo abbandonare la religione e seguire altre strade a livello INDIVIDUALE. Ma dobbiamo tenercela ben stretta (con tutti i problemi che si porta dietro) se ragioniamo a livello COLLETTIVO.

Marcoz ha detto...

Tanto per rimanere alla metafora dell'estintore, diciamo che il mio entusiasmo nel vedere in azione la religione è analogo a quello che proverei se mi vedessi costretto a salvare dal fuoco la mia abitazione da un incendio.
Meglio impegnarsi a costruire case totalmente ignifughe, piuttosto che affidarsi agli estintori. Quindi, tempo permettendo, quando le prime diventeranno la norma, i secondi potranno essere portati in discarica.

Marcoz ha detto...

Dimenticavo.

La vita umana non ha valore (di per sé, in natura), siamo noi che glielo attribuiamo. E questo lo si può fare raccontando favolette oppure no.
Io preferisco vedere il valore della vita in generale e dell'umanità nella straordinaria catena di eventi che ha hanno portato alla nascita di un essere senziente, consapevole, in un universo ostile e misterioso.
Cosa si vuole pretendere di più, il Paradiso? E per fare cosa? Mica vorremo passare l'eternità a giocare a briscola, vero?

Marcoz ha detto...

(ci sono un po' di refusi, nel precedente commento, ma si capisce tutto, mi pare)

Arci ha detto...

è tutto condivisibile quello che dici ma se rimane a livello delle scelte individuali.

Marcoz ha detto...

Non sono né per la religione né per l'ateismo di stato.

Arci ha detto...

giustissimo, lo stato meno s'impiccia e meglio è

Erasmo ha detto...

Se ben capisco, sono tutti d'accordo che la religione è l'oppio dei popoli, ma alcuni sostengono che l'oppio fa male, altri che l'oppio, intontendo il popolo, tiene a freno gli istinti più pericolosi: quindi fa bene.

Arci ha detto...

più o meno è come sintetizza Erasmo, al giorno d'oggi. Se ci poniamo in ottica storica dobbiamo aggiungere che la religione ha fatto si che individui isolati ed impauriti fossero in condizione di passare dalla tribù alla società.
Spesso la religione ha costituito la ragione per la difesa di una società: per quanto si dica male delle crociate esse hanno allontanato l'avvento di Eurabia di almeno 6 secoli.

La religione è poi consolatrice di malati e disperati (non necessariamente del popolo) come testimoniano tante conversioni.

in sintesi: i presupposti possono essere veri o falsi, ma è certamente utile.

Cachorro Quente ha detto...

Se il tuo ragionamento fosse giusto, l'aumento del secolarismo tra la popolazione aumenterebbe crimini violenti e disordini sociali.

Come dire, il Medio Evo sarebbe idilliaco, e il ventunesimo secolo in Olanda (il paese con maggior percentuale di atei dichiarati) una specie di inferno in terra.

Dico bene?

Arci ha detto...

no CQ, dici male.
L'aumento dell'ateismo, di per se, non ha conseguenze catastrofiche. Se passa dal 3 al 5% con cambia molto.
Se riguardasse la maggioranza assoluta della popolazione ci sarebbe da preoccuparsi.

Il paese più ateo di tutti è la Cina, ma il confucianesimo è una filosofia di moderazione ed ordine sociale. Inoltre, noto solo per inciso, l'ordine in Cina viene mantenuto con decine di migliaia di esecuzioni capitali all'anno.

L'esempio dell'Olanda è una lancia a favore della mia tesi. Dimostra che l'aumento di ateismo è sopportabile in una società a forte sviluppo culturale e civile. Non sarebbe la stessa cosa in un paese nordafricano.

Anonimo ha detto...

Mi sembra un po' avvilente ridurre la religione a strumento di controllo sociale. La spiritualità è una cosa seria, a prescindere dal livello sociale ed intellettuale di chi crede. Lo stesso dicasi per chi non crede, cui non può essere comunque negata una spiritualità. Poi, la sintesi che ho letto nel post precedente mi sembra allucinante.
Come si possono classificare le reazioni di un individuo di fronte alla sofferenza e alla morte?
Ogni uomo è un universo a se stante, pensieri, esperienze, emozioni uniche, come unica è la sua biologia. Che sia credente o ateo, cosa cambia? Forse che una concezione salvifica dell'esistenza può mutare l'atteggiamento di un uomo di fronte alla propria fine?
E poi, che senso ha affrontare un discorso su religione ed ateismo occidentali, contrapponendoli all'islamismo? Forse l'islam non merita il "rango" di religione? Sicuramente mi è sfuggito qualcosa ma le tue mi sembrano solo considerazioni un po' "aristocratiche", nel senso deteriore della parola.
In ogni caso, le tue provocazioni riescono sempre a scatenare discussioni interessanti.
Ciao, teddy

P.S. Ho letto la posta, ma era indirizzata ad altri ed inviata a me solo per conoscenza. Non so che altro avrei dovuto fare.

Marcoz ha detto...

Teddy,

quello che è stato fatto sulla religione, con i suoi lati più o meno condivisibili, è un discorso meramente pragmatico.
Credo che nessuno abbia voluto intendere, con "religione", la religiosità, cioè la capacità di produrre idee trascendenti propria dell'uomo.

Di per sè tale capacità ha un enorme valore, perché è una componente della facoltà di astrazione umana; quella, tanto per dire, che ha pure permesso la nascita della scienza.
Purtroppo, grandi potenzialità nascondono anche grandi fregature, che, nel caso della religione (o della religiosità, se preferisci), è il scoprirsi psicologicamente "deboli" e esposti alle manipolazioni dei più furbi (fosse anche nel nostro interesse).

Anche per questo non sono dell'idea che la religione, se escludiamo i risvolti più pratici, non abbia concettualmente grandi meriti, perché il suo successo è analogo a quello di un gioco di prestigio, il quale funziona il più delle volte solo perché fa leva sulle falle psichiche e cognitive del cervello umano.

Marcoz ha detto...

C'è un "il" di troppo, nel mio precedente commento.

Marcoz ha detto...

Devo smettere di lasciare in giro caccole prima di mezzogiorno:

"Anche per questo sono dell'idea che la religione (…) non abbia concettualmente grandi meriti…"

Arci ha detto...

caro TEDDY, qui il ragionamento è molto parziale ed esclude le scelte e i modi di vivere individuali, piuttosto guarda alle influenze sociali e ai comportamenti collettivi. Inoltre gli ultimi due post vanno letti alla luce dei ragionamenti sviluppati nel vecchio blog del Cannocchio. Bisogna leggere tutto, commenti compresi.

I rapporti con l'Islam sono assolutamente pertinenti, si sono escluse solo le religioni orientali di cui sappiamo veramente poco.

MARCOZ è entrato bene nella loica del discorso. Quando la discussione si sarà esaurita aggiungerò qualche altro aspetto.

Arci ha detto...

"logica del discorso"

Alessandro ha detto...

Salve a tutti!

Non credo che l'uomo farà mai a meno della religione, che è un universale antropologico ed al massimo cambierà volto, ma non scomparirà. Non credo nemmeno che "un mondo di saggi potrebbe fare a meno della religione", oltretutto mai come in un tempo del genere credo ci sia da avere dubbi sul fatto che essere non religiosi sia un indizio di saggezza, o viceversa.

Sull'importanza della religione dal punto di vista sociale, bisogna dire che è un'importanza legata in ottima parte da un lato a delle fasi di passaggio della civiltà, dall'altro a delle figure intellettuali la cui appartenenza alla Chiesa (per esempio) è quantomeno contingente. Il problema, appunto, non è quello della "religiosità" ma quello della religione come aspetto all'ordine del giorno di uno stato...cosa che oggi ha difficoltà a trovare una ragion d'essere.

Arci ha detto...

caro ALE, avanzavo solo l'ipotesi che un mondo di saggi potesse trascurare la religione, mai che potesse farne a meno.

Alessandro ha detto...

Dal momento che la mia "traduzione" era evidentemente sbagliata, mi spieghi la differenza tra "trascurare" e "fare a meno di" in questo caso?

Arci ha detto...

"fare a meno di" vuol dire che la religione potrebbe sparire dalla faccia della terra senza conseguenze.

Trascurare, al contrario, significa che il saggio ammette che la religione ci sia, ne riconosce il ruolo e la funzione che assolve per gli altri, ma vive come se non ci fosse.