e con lui una vagonata di retorica sul lavoro, i lavoratori maltrattati dai padroni, le morti sul lavoro, la silicosi, l'amianto e via discorrendo.
La sinistra già litiga con se stessa (io sono per i lavoratori più di quanto lo sia tu, il lavoratore è mio e la rappresento io) e col sindacato: Renzi se ne sbatte di quei lavoratori che devono tenere aperto la domenica e la Camusso lo scomunica.
Quest'anno poi c'è la novità dell'articolo 1 della Costituzione che un parlamentare marchigiano Pdl vuole modificare. Ma lo vuole modificare in modo innoquo, senza toccare quel "fondata sul lavoro" che è una grande bugia. La più grande delle retoriche dei costituenti.
Ugo La Malfa (che ho ammirato in gioventù e ricordo con immutata stima oggi) e Martino volevano che la repubblica fosse fondata sulla libertà. Ma comunisti e democristiani se ne fottevano della libertà e fecero il primo compromesso, padre di tanti altri orribili compromessi fino al PD, il più osceno di tutti. Alla DC interessava la libertà di fare la cresta sulla spesa pubblica, il PCI era nella scia di quei partiti campioni nel toglierla la libertà all'individuo, per massificarlo e controllarlo.
Quindi scrissero la grande bugia.
In verità il lavoro, insieme al capitale monetario e a quello strumentale è uno dei fattori della produzione che l'imprenditore utilizza per massimizzare il proprio profitto.
Sul lavoro non si fonda altro che una vita di fatica, altro che la Repubblica.
2 commenti:
le carte costituzionali di ogni paese (più o meno libero e democratico) si fondano su lodevoli auspici e su una buona e inevitabile dose di retorica. Altro discorso è quello delle celebrazioni rituali fini a se stesse.
caro ALTER, io avrei preferito auspicare la libertà. Potendo scegliere era preferibile indicare il profilo liberale della Repubblica.
Ma anche il lavoro non mi dispiace, ... i riti retorici, invece, si.
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